SINDROME DI HUGHES
(Sindrome da Antifosfolipidi)

Guida per il paziente

Graham Hughes
Lupus Research Unit, St Thomas’ Hospital, London

traduzione a cura di Stefania Di Masso

 

INDICE

 

PREFAZIONE

6.

Relazione con il lupus

Introduzione

7.

Quali sono gli esami?
1.

Definizione

8. Terapia
2.

Caratteristiche cliniche

9. Quanto è grande il problema?

3.

Il cervello

10.

Il futuro della ricerca

4.

Gravidanza

Storia della sindrome

5.

A chi dovrebbero essere fatti gli esami?

Letture

 

PREFAZIONE

Nel 1983 e nei due anni seguenti abbiamo pubblicato diversi studi clinici e di laboratorio, mostrando che alcune proteine del sangue (anticorpi antifosfolipidi) erano associate ad una sindrome caratterizzata da trombosi, aborti ricorrenti e alterazioni cerebrali.

Nel corso degli anni ci sono state delle segnalazioni aneddotiche di un collegamento, specialmente nel lupus, tra certi anticorpi e trombosi e/o perdita fetale, e nelle pubblicazioni degli anni 1983-85 fu presentato un profilo completo sia clinico che di laboratorio, che mostrava, per la prima volta, un esteso spettro di caratteristiche cliniche, compresa l’associazione con trombosi arteriose (anche in organi importanti come reni e fegato), malattie cerebrali (ictus e altre), manifestazioni cutanee, basso numero di piastrine, epilessia ed emicrania.

Ci siamo resi conto che queste condizioni potevano presentarsi, e molto di frequente così era, in assenza di lupus. Da qui la nostra introduzione del termine ‘sindrome da antifosfolipidi primaria’. In lavori condotti dai miei colleghi, i dottori Nigel Harris e Aziz Gharavi, abbiamo messo a punto esami di laboratorio, istituito gruppi di lavoro per la standardizzazione dei test e organizzato il primo ed il secondo congresso internazionale sull’argomento (il settimo si è svolto nel 1996).

La diagnosi e il trattamento della sindrome si sono dimostrati estremamente coinvolgenti dal punto di vista medico ed anche fonte di molte soddisfazioni. Ad esempio, la percentuale di successi nella sola gravidanza è salita da meno del 20% a oltre il 70%.

Dovendo affrontare richieste sempre maggiori da parte dei pazienti, ho pensato che fosse tempo di realizzare per loro questa guida alla sindrome.

I miei ringraziamenti al dottor Munther Khamashta e a miss Sandy Hampson, i miei due colleghi che hanno avuto un ruolo centrale in questa ricerca e nel lavoro clinico che ha portato benefici diretti a molti dei nostri pazienti.

Graham Hughes
Gennaio 1997
Lupus Research Unit, St Thomas’ Hospital, London

 

 



INTRODUZIONE

Lynn Faulds Wood

Due anni fa, mentre stavo realizzando un programma televisivo sul lupus, incontrai per la prima volta il dottor Graham Hughes ed i suoi colleghi al St Thomas’ Hospital.

Rimasi affascinata nell’apprendere che, lavorando sul lupus, essi avevano scoperto ciò che mi era stato descritto in parole semplici come ‘sangue viscoso’ - la sindrome da antifosfolipidi.

Fu una scoperta sorprendente, che collegò questa anomalia del sangue con trombosi arteriose e venose, emicranie e danni cerebrali, aborti ricorrenti, eritemi, epilessia, problemi polmonari ed epatici. Il lavoro pionieristico dei medici sulla sindrome da antifosfolipidi suscitò risonanza internazionale ed il dottor Hughes ebbe l’onore che la sindrome fosse ribattezzata con il suo nome. Il dottor Hughes ed il suo gruppo hanno realizzato test di laboratorio standardizzati utili alla diagnosi della malattia e attualmente esistono dei regolari simposi internazionali sullo stato della ricerca. Ma, fatto più importante, il loro lavoro ha mostrato che, lungi dall'essere una malattia rara, questa potrebbe a ragione essere riconosciuta come una delle più comuni, se non la più comune, tra le patologia autoimmuni.

Scrivere questa introduzione è per me un grande piacere, perché si tratta indubbiamente della storia di un successo della medicina. Un trattamento adeguato può migliorare moltissimo la qualità di vita di chi è affetto da sindrome di Hughes e ciò che preoccupa è che ci sono sicuramente migliaia di persone ancora senza diagnosi e senza terapia. C’è un grande bisogno di una conoscenza più diffusa di questa malattia, sia da parte dei medici che del pubblico. Questa guida sarà di immenso aiuto alla divulgazione e vorrei ringraziare ‘Lupus UK’ per l’iniziativa di produrla.


1 - Definizione

‘Sangue viscoso’. Questo è il modo in cui i media hanno categorizzato la Sindrome di Hughes. Sebbene tecnicamente non del tutto corretta, questa definizione fornisce un modo utile di pensare alla malattia. Essenzialmente, pazienti con particolari anticorpi nel sangue (anticorpi antifosfolipidi) hanno un rischio maggiore di trombosi -coaguli di sangue- in vene ed arterie.

"SANGUE VISCOSO"

Questa tendenza a formare coaguli può colpire individui di qualsiasi età, sia uomini che donne. Può manifestarsi improvvisamente - ad esempio con una trombosi in una gamba (trombosi venosa profonda o DVT) - o in modo cronico, con una storia di mal di testa, perdita di memoria e difficoltà a risalire indietro nel tempo. Per le donne in gravidanza questi anticorpi sono particolarmente importanti - il sangue ‘viscoso’ è a volte incapace di passare attraverso i piccoli e delicati vasi sanguigni verso placenta e feto. La placenta avvizzisce e il feto è abortito. La sindrome è attualmente considerata come una causa importante di aborti spontanei ricorrenti o perdita fetale.

UNA IMPORTANTE CAUSA DI ABORTO

Forse l’analogia più semplice per la descrizione di questa sindrome è il paragone con un motore di automobile. Una miscela di benzina o gas troppo ricca causa l’incepparsi del motore e un ingolfamento del sistema, anziché migliorarne le prestazioni.

Principali caratteristiche della sindrome

  1. Trombosi Venosa
    Trombosi in una vena di una gamba (‘DVT’)
    Trombosi in una vena di un braccio
    Trombosi in organi interni (reni, fegato, polmoni, cervello, occhi ecc.)

  2. Trombosi Arteriosa
    Cervello - mal di testa, manifestazioni neurologiche
    Arti - dolore e problemi circolatori
    Cuore - dolore al petto
    Altri organi (reni, surreni ecc.)

  3. Aborti ricorrenti
    Spesso in gravidanza avanzata

  4. 4. Ridotto numero di piastrine
    Piastrinopenia - 5-10%

 

 


2 - Caratteristiche Cliniche

In alcuni pazienti la sola manifestazione della sindrome è l’aborto ricorrente. In altri, è il mal di testa o disturbi del linguaggio o visivi/neurologici. Entrambi questi aspetti sono discussi separatamente.

TROMBOSI VENOSA PROFONDA

Il segnale più drammatico di presenza della malattia è la trombosi - ad esempio, una trombosi venosa profonda (DVT) in un braccio o in una gamba. Questa può restare un evento singolo o recidivare, o essere complicata da un coagulo nei polmoni (embolia polmonare). In un certo numero di donne sopraggiunge subito dopo l’inizio dell’assunzione della pillola anticoncezionale. Alcune delle manifestazioni trombotiche più importanti che abbiamo visto associate alla pillola anticoncezionale si sono verificate proprio in persone con anticorpi antifosfolipidi, e questo chiaramente rappresenta un importante problema medico.

Anche in vene ‘interne’ si possono formare trombi, che colpiscono organi come l’occhio, il rene, il fegato e così via. Si tratta quindi di una diagnosi che coinvolge quasi tutte le specialità della medicina.

TROMBI NELLE ARTERIE

Per definizione, il blocco di una arteria è più serio di quello di una vena. Clinicamente, a parte le piccole arterie del cervello, cui ci si riferirà in seguito, una trombosi arteriosa importante sembra essere meno comune di una venosa. Comunque, in alcuni dei miei pazienti, il primo segnale del problema è stato proprio una estesa trombosi arteriosa acuta. Ovviamente, è la preoccupazione nei confronti di questa particolare calamità che orienta gran parte del nostro giudizio in merito all’opportunità o meno di una terapia anticoagulante.

Esiste una varietà di altre manifestazioni cliniche caratterizzanti la sindrome di Hughes. In alcuni pazienti è evidente un peculiare aspetto ‘chiazzato’ della pelle, chiamato ‘livedo reticularis’.

PELLE CHIAZZATA

Questo aspetto a chiazze - ginocchia blu per alcuni, colorazione purpurea delle vene dei polsi in altri - è stato descritto nelle nostre relazioni originali nei primi anni ‘80 e rappresenta un segno clinico e diagnostico utile per alcuni pazienti.

In una ridotta percentuale di persone è coinvolto il numero di piastrine e, in rari casi, questo può cadere a livelli pericolosamente bassi. Quindi, nei pazienti in cui è stata rilevata trombocitopenia, si dovrebbero fare controlli riguardanti questa sindrome.

MAL DI TESTA ED EMICRANIA

In un numero abbastanza limitato di pazienti, il mal di testa - frequentemente con caratteristiche di emicrania, quali lampi luminosi o disturbi del linguaggio - rappresenta un sintomo importante.Fatto interessante, in molti individui i mal di testa precedono il problema trombotico di molti anni. Per esempio, una donna di 25 anni con aborti ricorrenti causati dalla sindrome da antifosfolipidi, spesso riferisce una storia di fastidiose emicranie insorte nell’adolescenza - suggerendo così la possibile presenza degli anticorpi da almeno dieci anni prima.

 


3 - Il Cervello

Per ragioni non del tutto comprese, il cervello appare particolarmente sensibile agli effetti sulla coagulazione degli anticorpi antifosfolipidi. Se ci si pensa su, esso ha delle limitazioni nel manifestare il proprio disagio per ogni alterazione nell’apporto di sangue. Come il motore di un’auto privato di un adeguato rifornimento di benzina o gas si inceppa, così i più comuni sintomi cerebrali sono degli ‘inceppamenti circolatori’. Il paziente può manifestare perdita di memoria transitoria o lievi disturbi del linguaggio, che suggeriscono un piccolo ictus.

LA PERDITA DI MEMORIA ...

In altri casi l’effetto può essere molto più insidioso, con una graduale perdita della capacità di comporre parole, frasi, elenchi e così via. Una delle esperienze più appaganti in medicina è vedere migliorare le prestazioni nella funzione cerebrale di un paziente in cui la diagnosi di sindrome di Hughes è stata fatta e si è iniziato un appropriato trattamento anticoagulante. Il miglioramento della memoria e del linguaggio, la sicurezza e l’intero stile di vita sembrano riprendersi.

... PUO’ MIGLIORARE

L’esordio può anche essere del tutto improvviso. In una mia paziente, una campionessa di freccette del suo villaggio, il primo segno del problema è stato l’incapacità di riconoscere e colpire il ‘20’. In un’altra, una scultrice di successo, c’è stata difficoltà nel distinguere le forme tridimensionali. In una terza, un’improvvisa confusione nel linguaggio.

PAROLE SENZA SENSO

Perdite transitorie di afflusso di sangue al cervello (‘attacchi ischemici transitori’ o TIA) sono ovviamente in grado di causare una grande varietà di sintomi. Altre manifestazioni di anomalie cerebrali comprendono disordini del movimento come la corea (ballo di San Vito) e, più comunemente, crisi di tipo epilettico. L’epilessia, in tutte le sue forme, dal ‘piccolo male’ (assenze) fino al ‘grande male’ (convulsioni), è un’importante caratteristica della sindrome di Hughes.

MOVIMENTI STRANI

Uno degli aspetti più interessanti (e in qualche modo inquietante) della sindrome è assistere all’apparente miglioramento e perfino alla regressione di un’epilessia presente in un paziente da alcuni anni, una volta iniziato un appropriato trattamento anticoagulante.

 


4 - Gravidanza

La regolazione dell’apporto di sangue al feto nel grembo materno è complessa e delicata. In gravidanza la fisiologia del corpo cambia considerevolmente e uno di questi mutamenti consiste in un lieve incremento della viscosità del sangue. Non sorprende, dunque, che a volte gli anticorpi antifosfolipidi causino la formazione di coaguli nella placenta, che provocano un’interruzione di flusso ematico (infarto) in alcune aree di essa.

IL LEGAME VITALE DEL BAMBINO

Si ritiene che questo graduale ‘inaridimento’ della placenta e l’interruzione dell’apporto di sangue al feto sia un processo insidioso che comincia all’inizio della gravidanza. Il risultato è l’aborto o la perdita fetale (la definizione dipende dal periodo in cui si verifica nel corso della gestazione). Dovrebbe essere evidenziato il fatto che in molte donne con anticorpi antifosfolipidi e perdite fetali ricorrenti può non esserci stato assolutamente nessun segnale precedente e (sebbene solo il tempo lo dirà) molte potrebbero non manifestare mai alcun sintomo al di fuori della gravidanza.

ABORTO RICORRENTE - PUO’ ESSERE CURATO

La storia è, dunque, quella di un aborto o due, tre, dodici, tredici o quattordici in alcuni dei miei casi più tristi. Al contrario, curare parte di queste donne con successo fino ad ottenere una nascita è una delle esperienze più gratificanti della medicina e ha cambiato la pratica in ostetricia.

 


5 - A chi dovrebbero essere fatti gli esami?

Il consiglio tradizionale è di cercare gli anticorpi antifosfolipidi nelle donne che abbiano avuto due o più aborti spontanei. La ragione per tale suggerimento è che l’aborto spontaneo è comune e che ne esistono molte cause. Per me, questa indicazione è sbagliata. Sì, ci sono molte cause di aborto, ma si tratta di un’ esperienza estremamente traumatica, e qui abbiamo una causa potenzialmente trattabile. Per una cifra contenuta, un semplice esame del sangue può verificare la presenza della sindrome. Si potrebbe dedurre che un test per gli anticorpi antifosfolipidi dovrebbe essere parte della routine in tutti i check-up prenatali.

L’ESAME E’ POCO COSTOSO E FACILE

Il test dovrebbe essere sicuramente eseguito in ogni donna con una o più perdite fetali, specialmente se avvenute a metà gravidanza. Dovrebbe anche essere un esame di routine nelle donne con lupus e nelle donne in gravidanza che hanno avuto trombosi precedenti.

 


6 - Relazione con il Lupus

I nostri primi studi sulla sindrome sono stati condotti in una malattia chiamata lupus. Questa malattia, che colpisce molte migliaia di persone, particolarmente donne, consiste in un disordine del sistema immunitario. C’è una tendenza alla sovrapproduzione di anticorpi (come un motore su di giri) e il risultato è una complessa malattia che causa stanchezza, eritemi, dolori articolari e, in alcuni pazienti, danni potenzialmente gravi a reni e cervello.

ALCUNI PAZIENTI HANNO ANCHE IL LUPUS ...

Le persone con lupus producono molti anticorpi circolanti, come quelli anti-DNA. E’ anche possibile che producano anticorpi antifosfolipidi, ed è in questo gruppo di pazienti (forse il 10-20%) che abbiamo dimostrato uno stretto legame tra anticorpi anticardiolipina e trombosi.

Con il passare del tempo è diventato evidente che i pazienti con sindrome di Hughes che non hanno il lupus probabilmente sono più numerosi di coloro che ne sono affetti.

E’ chiaro che le due condizioni sono correlate; in entrambe c’è una produzione eccessiva di anticorpi. Comunque, sorprendentemente, nei 15-20 anni in cui abbiamo seguito questi pazienti, solo pochi con sindrome da antifosfolipidi primaria hanno successivamente sviluppato un lupus più generalizzato. Ovviamente, questo è un fattore clinico e prognostico molto importante.

 


7 - Quali sono gli esami?

La maggior parte dei laboratori usa due test principali: quello per individuare gli anticorpi antifosfolipidi e quello impropriamente chiamato lupus anticoagulante. Il primo misura i livelli di anticorpi presenti (vengono misurati per lo più anticorpi anticardiolipina -ACA- su controlli standardizzati). Il ‘lupus anticoagulante’ è un test di coagulazione molto più complesso, meno affidabile e più soggetto a variabili di laboratorio.

... MA POCHI CHIEDONO UN TEST "ACA"

Per molti aspetti, sarebbe stato allettante liberarsi del più vecchio ‘lupus anticoagulante’ in favore dell’ ‘anticardiolipina’. Sfortunatamente ci sono piccole differenze tra i due esami e alcuni pazienti possono mostrare positività di uno e non dell’altro. Il consiglio usuale è di utilizzare entrambi.

I livelli degli anticorpi anticardiolipina sono generalmente espressi come bassi, medi o alti. Nelle statistiche le cose sono semplici - più alto è il livello, maggiore è il rischio di trombosi o aborto. In medicina (e nella vita reale) i fatti non stanno sempre così; alcuni individui con alti titoli di anticorpi non hanno mai avuto problemi medici, mentre alcuni pazienti con una sindrome di Hughes completa presentano bassa o media positività. Come di consueto, le decisioni sulla terapia sono basate sia su criteri clinici che di laboratorio.

 


8 - Terapia

La scoperta della sindrome, specialmente per quei pazienti con lupus che ne sono affetti, ha reso le decisioni riguardanti la terapia molto più precise. In passato, qualsiasi paziente con lupus e ‘malattia neurologica’ era generalmente curato con alte dosi di corticosteroidi. Ora che sappiamo che molti organi possono essere colpiti dalla sindrome di Hughes, un semplice esame del sangue può condurre verso un trattamento molto più appropriato con anticoagulanti, se si pensa che siano presenti anticorpi antifosfolipidi.

SANGUE DENSO - DEVE ESSERE "SCIOLTO"

I tre farmaci più comunemente usati sono aspirina, warfarina (Coumadin) ed eparina. L’aspirina, impiegata in piccole dosi, come 75-100 mg al giorno (1/4 di aspirina o ‘aspirinetta’), è conosciuta da molto tempo per la sua azione nel rendere le piastrine meno ‘appiccicose’ e questo ha migliorato la prognosi per le persone che soffrono di trombosi. Basse dosi di aspirina sono attualmente usate ovunque, ad esempio, in pazienti che hanno avuto attacchi di cuore o ictus.

ASPIRINETTA

Per le persone con sindrome di Hughes l’aspirina rappresenta un chiaro beneficio nei casi più lievi (sperimentazioni comparative sono ancora in corso). Negli aborti ricorrenti, la somministrazione di sola aspirina ha migliorato enormemente le prospettive. Ad esempio, nella nostra clinica per le gravidanze nel lupus del St Thomas’ Hospital, coordinata dai dottori Khamashta, Bewley e Hunt, la percentuale di risultati favorevoli in pazienti con questa sindrome è cresciuta negli ultimi cinque anni da un tremendo 19% ad oltre il 70%.

GRAVIDANZA - LA PERCENTUALE DEI SUCCESSI AUMENTA

Sebbene coesistano certamente molti fattori in questo successo (parto anticipato, uso dell’eparina e così via), l’aggiunta dell’aspirina all’equazione è stata cruciale.

Per i pazienti con trombosi estese sono richieste misure più drastiche. Il Coumadin (warfarina) è un farmaco anticoagulante diffusamente utilizzato come agente fluidificante del sangue. La maggior parte dei pazienti che hanno sofferto di trombosi venosa ad una gamba, per esempio, sono curati con warfarina per sei mesi. In quelli con trombosi ricorrenti (inclusi alcuni pazienti con sindrome di Hughes), il trattamento dura tutta la vita. Gli anticoagulanti sono, forse sorprendentemente, sicuri. La densità del sangue (idealmente come latte scremato, un terzo del normale o, in gergo medico, con un ‘INR’ pari a 3) è tenuta sotto controllo nei reparti ospedalieri specializzati in coagulazione e le dosi vengono adattate in base agli esami.

MANTENERE IL SANGUE FLUIDO

L’eparina è usata meno comunemente, essendo somministrata per iniezioni. Essa, tuttavia, ha due vantaggi potenziali sulla warfarina. Prima di tutto, il suo effetto anticoagulante può essere facilmente reversibile, cosa utile, ad esempio, in vista di un intervento chirurgico o di un parto. Secondariamente, può essere usata durante la gravidanza. La warfarina invece può, sfortunatamente, nuocere allo sviluppo del feto ed è quasi sempre evitata in gran parte della gravidanza.

La scelta e il tempo della terapia sono questioni specialistiche. Comunque, realizzare un trattamento anticoagulante corretto è veramente gratificante sia per il medico che per il paziente.

GLI ANTICOAGULANTI FUNZIONANO!

Solo per fare un esempio, una parte dei miei pazienti che hanno avuto esperienza di coaguli cerebrali sa esattamente quando il proprio trattamento anticoagulante è inadeguato; i mal di testa ed i problemi nell’articolare le parole ricompaiono!

 


9 - Quanto è grande il problema?

Già nel 1990, un giornale di medicina americano (World Neurology) valutò che esistevano centomila individui negli USA con una forma o l’altra di sindrome da antifosfolipidi. Secondo le stime del giornale, il costo annuo per il governo degli Stati Uniti era di più di cento milioni di dollari.

UNA DELLE NOSTRE MALATTIE PIU’ IMPORTANTI?

Ogni ospedale nel mondo che abbia a che fare con trombosi, ictus, problemi cardiaci e vascolari, vede una porzione di pazienti con sindrome di Hughes. Di conseguenza, studi riguardanti la diffusione della malattia si stanno oggi conducendo attivamente nella maggior parte dei paesi.

Tutti i gruppi di età sembrano coinvolti. Ho visto di recente un bambino di 6 anni, indirizzato qui dall’Italia, a cui era stata diagnosticata la sindrome di Hughes in seguito a indagini per un problema di comportamento aggressivo! Una risonanza magnetica cerebrale ha rivelato la presenza di numerose piccole aree ischemiche (trombi).

ANCHE I BAMBINI

Attualmente, il gruppo più consistentemente diagnosticato, per ovvi motivi, è quello delle donne con aborti ricorrenti. Ci sono, certo, molte ragioni per una gravidanza senza successo. Finora le stime sul contributo della sindrome di Hughes all’aborto ricorrente variano dal 5% al 25%. La mia sensazione personale è che la cifra reale sia più vicina al 5%. Qualsiasi sia la percentuale, questo gruppo è importante, considerato che la cura ha un’alta possibilità di successo.

ABORTO? CONTROLLA IL TUO SANGUE


10 - Il futuro della ricerca

Ci sono tre aree principali in cui la ricerca si sta sviluppando. La prima è l’epidemiologia - lo studio della ‘geografia’ della malattia. Indagini accurate condotte in paesi diversi potrebbero fornire qualcosa in più che dei semplici dati sulla diffusione; potrebbero anche mostrare l’importanza di fattori di rischio addizionali (fumo e ‘pillola’, ad esempio)

PROBLEMI AGGIUNTI - FUMO E PILLOLA

Potrebbero perfino fornire indizi sugli aspetti genetici della malattia - c’è indubbiamente un piccolo numero di famiglie con più di un componente affetto da sindrome da antifosfolipidi (APS).

La seconda area riguarda l’immunologia. Perché gli anticorpi colpiscono la coagulazione? A cosa si legano? Aiuterebbe in qualche modo rimuoverli?

Recenti ricerche hanno avuto successo nell’indicare con maggiore precisione il sito a cui gli anticorpi si legano (un complesso di proteine e fosfolipidi) e questo, a sua volta, potrebbe condurre al modo di sviluppare metodi per bloccare questa reazione.

LA RICERCA ...

La terza è la clinica. Osservazioni cliniche datate hanno definito i limiti generali della sindrome da antifosfolipidi. Ma nuove scoperte in questo campo sono ancora in corso. Recentemente si sono trovati alcuni pazienti con la sindrome portatori di una anomalia nelle loro arterie molto simile ad un ateroma.

... POTREBBE AIUTARE LE MALATTIE ARTERIOSE

Questa osservazione ha condotto all’ulteriore scoperta che, in determinate circostanze, gli anticorpi antifosfolipidi possono reagire con lipoproteine a bassa densità - le varianti del colesterolo associate con l’ateroma.

La ricerca si sta espandendo in tutte le direzioni. Sono passati ormai quindici anni dalla descrizione clinica della sindrome. Nel frattempo, essa è diventata una condizione medica ‘stabilita’, meritevole di articoli, capitoli di libri di testo, ricerche, conferenze e così via.

Cosa più importante, la sua descrizione ha fornito, per mezzo di un semplice esame del sangue, un approccio del tutto nuovo alla terapia. In quei pazienti in cui la sindrome di Hughes o ‘sangue viscoso’ è diagnosticata e curata precocemente, la prospettiva è cambiata drasticamente in meglio.


Storia della sindrome

Il nostro lavoro, che ha portato alla descrizione dettagliata della sindrome, si è svolto nella ‘Lupus Unit’ durante la seconda metà degli anni settanta. Sono sempre stato interessato ai meccanismi dei disordini cerebrali nel lupus e nei primi anni settanta il mio gruppo, così come quelli di altri colleghi, pubblicò una serie di saggi sugli anticorpi che reagiscono con il cervello.

Nel 1975, il dottor Wendell Wilson ed io, studiando un certo numero di pazienti in Giamaica che soffrivano di una forma di paralisi chiamata ‘neuropatia giamaicana’, suggerimmo che alcuni degli anticorpi in questa malattia potessero essere diretti contro i fosfolipidi - molecole importanti sia nel tessuto cerebrale che nelle membrane cellulari.

CERVELLO E TROMBOSI

Come spesso accade, i nostri studi ci portarono, per vie traverse, alla scoperta che questi anticorpi, lungi dall’essere connessi in modo diretto con una malattia neurologica, erano fortemente, molto fortemente, collegati con l’ipercoagulazione e la trombosi. Lavorando in una grande unità per lo studio del lupus, ci fu evidente che esisteva un gruppo di pazienti che aveva problemi di trombi non solo nelle vene, ma anche nelle arterie. Inoltre, questi problemi spesso si presentavano insieme con altre caratteristiche cliniche. La sindrome era strettamente associata alla presenza di anticorpi antifosfolipidi.

ALCUNI PAZIENTI CON LUPUS SOFFRONO DI TROMBOSI

Mentre i nostri primi studi si concentravano sul lupus sistemico, divenne immediatamente chiaro che la sindrome veniva riscontrata anche nel lupus lieve, nel lupus discoide (della pelle) e anche in pazienti senza assolutamente lupus. Questo fu l’inizio della cosiddetta sindrome da antifosfolipidi primaria.

Nel 1982 presentai queste osservazioni al convegno dell’American College of Rheumatology e all’ ‘Heberden Round’ del congresso della Società Britannica di Reumatologia presso l’Hammersmith Hospital.

NUOVA SINDROME

L’anno seguente, il 1983, pubblicammo gli studi e tra il 1983 ed il 1985 divulgammo una serie di saggi contenenti descrizioni dettagliate della malattia, con i cinque punti principali ora largamente accettati come facenti parte di una sindrome:

1. La tendenza alle trombosi sia venose che arteriose

2. Il collegamento con ictus e caratteristiche neurologiche

3. La stretta associazione con perdite fetali ricorrenti

4. La tendenza a ridotta quantità di piastrine

5. Il fatto che la sindrome potesse esistere ‘fuori’ dal lupus

A questa lista, dovrei aggiungere un importante sesto punto: la descrizione e la standardizzazione degli esami di laboratorio per misurare gli anticorpi.

ESAMI DEL SANGUE

Il lavoro sugli esami di laboratorio è stato diretto dai dottori Nigel Harris e Aziz Gharavi e successivamente dal dottor Munther Khamashta, colleghi che hanno condiviso con me il premio internazionale per la ricerca nel 1993, conferito a tutti noi durante la cerimonia di apertura del quarto congresso annuale internazionale di reumatologia (ILAR) a Barcellona.

Nel 1984 tenemmo la nostra prima conferenza internazionale sull’argomento, presto seguita da una seconda nel 1986, al St Thomas’ Hospital. Da allora, l’interesse è cresciuto straordinariamente; ci sono oggi più di cinquemila articoli pubblicati e il settimo convegno sulla sindrome da antifosfolipidi, svolto nel 1996 a New Orleans, ha attratto alcune centinaia di ricercatori.

CONFERENZE

Nella sesta di queste conferenze -1994 a Leuven- sono stati esposti dati importanti che confermavano che il meccanismo alla base dei trombi era (come ci si aspettava) complesso e coinvolgeva proteine così come fosfolipidi

MECCANISMO DELLE TROMBOSI PIU’ CHIARO

Così, ciò che originariamente era iniziato come ‘sindrome da anticardiolipina’ (la cardiolipina era il fosfolipide che ci capitò di scegliere per i nostri test) e presentata per una decade come ‘sindrome da antifosfolipidi’, necessitò di una definizione aggiornata. Durante il convegno di Leuven, fu suggerito di ribattezzarla ‘sindrome di Hughes’. Per me, questo è un immenso onore, che riconosce al mio gruppo l’aver descritto l’intera sindrome con una dozzina o più di caratteristiche, realizzato test con standard internazionali, organizzato seminari e, fatto forse più importante, fornito suggerimenti clinici e formazione ai colleghi di tutto il mondo.

E’ a loro che dedico questo libro.

 

LETTURE

Wilson WA, Gharavi AE
Hughes’ Syndrome: Perspectives on thrombosis and antiphospholipid antibody.
American Journal of Medicine 1996, 101:574-575

Khamashta MA, Mackworth Young C.
Antiphospholipid (Hughes’) Syndrome - A treatable cause for recurrent pregnancy loss.
British Medical Journal 1997, 314:244

Hughes GRV
The Antiphospholipid Syndrome - ten years on.
The Lancet 1993, 342:341-344

Symposium Supplement
Khamashta MA, Gharavi AE, Wilson WA (Eds)
7th International Symposium on Antiphospholipid Antibodies
Lupus 1996, 5:343-558


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