Nel trattamento del Lupus vengono usati numerosi farmaci in combinazione tra loro, somministrati in base ai sintomi accusati dal paziente. 
Le informazioni che qui trovate non sono un suggerimento terapeutico, ma una “piccola Guida” per essere più consapevoli e prepararvi al colloquio con il medico curante, l’unico che possa prescrivervi i farmaci appropriati per curare la Vostra malattia, prevenire eventuali riattivazioni ed evitare o minimizzare il danno d’organo e le sue complicazioni. E’ indispensabile seguire le indicazioni del medico e prendere i farmaci prescritti, perché solo così è possibile controllare la malattia. Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente.

FARMACI TRADIZIONALI UTILIZZATI NEL LES

Si tratta di farmaci che riducono la produzione di mediatori dell’infiammazione. Sono utili per contenere la sintomatologia dolorosa articolare correlata alla malattia. Gli anti-infiammatori tradizionali sono gastro-tossici, vanno assunti a stomaco pieno e per brevi periodi di tempo. Molti di questi farmaci sono potenzialmente nefrotossici e hanno un effetto negativo sull’attività piastrinica, e pertanto sulla coagulazione del sangue in caso di ferite, pertanto devono essere assunti con prudenza nei soggetti con tendenza alle emorragie in terapia con coumadinici e altri anticoagulanti. Gli anti-infiammatori inibitori del COX2 non sono gastrotossici e non interferiscono sulla funzione delle piastrine, ma sono stati descritti problemi cardiologici correlati alla loro somministrazione e pertanto vanno assunti per brevi periodi di tempo.

Uno dei più noti è l’idrossiclorochina (Plaquenil). Si tratta di un farmaco che viene utilizzato per la sua efficacia nelle manifestazioni cutanee del lupus e anche nella sintomatologia artralgica modesta. Il farmaco consente di stabilizzare la malattia e ha un ottimo effetto immunomodulante, anche in associazione con altri farmaci immunosoppressori. Quando somministrato per lungo tempo ha un effetto terapeutico sull’astenia e un modesto effetto protettivo vascolare (scoagulante). Il farmaco è un risparmiatore di cortisone. Può essere utilizzato in corso di gravidanza e durante l’allattamento. Può provocare una deposizione di pigmento sul fondo della fovea retinica. Tale fenomeno si verifica, nei primi quattro anni di terapia, nel 2 per mille dei soggetti in trattamento e, successivamente, in circa il 2%. Raramente può provocare reazioni di ipersensibilità cutanea con eritema e prurito particolarmente al tronco.

Il cortisone è il primo farmaco che ha positivamente modificato l’andamento clinico della malattia. È stato sintetizzato e commercializzato nel 1949. È rapidamente efficace nelle varie espressioni cliniche della malattia e la risposta al trattamento è dose-dipendente. Il farmaco deve essere attentamente monitorato nel tempo. A dosi elevate e prolungate ha numerosi effetti collaterali: aumenta il rischio di infezioni, produce alterazioni della glicemia, dei lipidi, del peso corporeo e favorisce la sindrome metabolica, può produrre ipertensione, problemi neurologici (eccitamento, irritabilità, confusione, psicosi), tossicità ossea (osteopenia, osteoporosi, necrosi asettica ossea), tossicità gastroenterica, oculare (cataratta ipertensione oculare), cutanea.

Sono farmaci largamente utilizzati nelle forme più severe di malattia.
Appartengono a questa categoria:
l’Azatioprina
È stato il primo immunosoppressore orale utilizzato nella malattia, è generalmente efficace dopo diverse settimane di trattamento e pertanto l’effetto terapeutico è lento, ma tende a perdurare nel tempo con una somministrazione continuativa. È utilizzato con beneficio in associazione al cortisone nelle varie espressioni cliniche della malattia. È utilizzato nel mantenimento della remissione della nefrite lupica dopo terapie di attacco con altri farmaci, nel lupus cutaneo e articolare, nelle sierositi (pleuriti e pericarditi) e nelle manifestazioni ematologiche (piastrinopenia e anemia emolitica). Può essere utilizzato in gravidanza, ma non durante l’allattamento. Può dare tossicità gastrica, leucopenia (riduzione del numero dei globuli bianchi), anemia e rialzo degli enzimi epatici.
la Ciclofosfamide (Endoxan)
È un potente immunosoppressore e viene utilizzato in prevalenza per i pazienti affetti da nefrite lupica proteino-disperdente o in caso di problematiche neurologiche gravi della malattia. Il farmaco, a causa della sua tossicità, viene utilizzato nelle forma più aggressive di malattia. Ad alte dosi è stato utilizzato per la preparazione dei pazienti all’autotrapianto di midollo osseo. Ha una tossicità sul midollo emopoietico e produce riduzione dei globuli bianchi e delle piastrine e può provocare anemia. A dosi elevate e prolungate ha una tossicità sul sistema riproduttivo e può provocare sterilità. La somministrazione del farmaco COME AVVIENE? si può associare (in base al dosaggio utilizzato) ad alopecia e a dosi elevate una cistite emorragica (in caso di alti dosaggi si associa a farmaci protettivi vescicali). Non può essere utilizzato in corso di gravidanza e allattamento.
il Methotrexate
Ha un effetto anti-infiammatorio e immunosoppressivo. È stato inizialmente utilizzato nell’artrite reumatoide ed è particolarmente efficace nelle forme di LES con artralgie. Viene anche utilizzato nelle forme cutanee di malattia che si sono dimostrate aresponsive a corticosteroidi e antimalarici. Ha una potenziale tossicità epatica e midollare e quindi necessita di periodici controlli dell’emocromo e delle transaminasi. In grado inferiore può provocare tossicità renale e polmonare. Non può essere utilizzato in corso di gravidanza e allattamento.

È utilizzata per contenere i dolori articolari della malattia e nelle manifestazioni ematologiche (piastrinopenia autoimmune e anemia emolitica). È efficace nelle problematiche oculari infiammatorie di malattia. Le maggiori problematiche correlate alla somministrazione del farmaco comprendono: nefrotossicità con aumento della creatinina e ipertensione. Può provocare anche aumento della peluria sul volto e sugli arti, ipertrofia delle gengive e tremori agli arti superiori.

Viene utilizzato sia nella fase acuta di malattia sia in caso di riaccensione “flare”. Viene anche utilizzato per il mantenimento della remissione di malattia dopo un trattamento di attacco con altri farmaci. Il farmaco non può essere utilizzato in corso di gravidanza poiché nell’animale da esperimento si è dimostrato teratogeno. La tossicità è prevalentemente gastrica ed è opportuno utilizzarlo in associazione a gastroprotezione (non con i gastroprotettori da contatto poiché ne inibiscono l’assorbimento). Il farmaco può essere prescritto con piano terapeutico dallo specialista e dispensato dalla ASL di appartenenza.


FARMACI BIOLOGICI UTILIZZATI NEL LES

IN COSTRUZIONE

TERAPIE COMPLEMENTARI E “MEDICINA INTEGRATA”

Un grande ematologo tedesco Volker Diehl definiva la medicina integrata come "un ponte tra medico e paziente" e auspicava che il medico moderno fosse come Giano che con le sue due fronti aveva la visione minimalista della malattia e la visione della complessità del paziente visto come corpo, mente e immerso nella società di cui è parte integrante. La Medicina Integrata è lo stretto connubio tra la Medicina Accademica e la Medicina Complementare.
La Medicina Accademica, si è arricchita nell’ultimo secolo delle scoperte scientifiche che hanno consentito di approfondire gli aspetti eziopatogenetici delle malattie, ovvero le cause biologiche, genetiche, ambientali che ne sono la causa, è la medicina che continua ad ampliare l’armamentario terapeutico rendendolo sempre più specifico per aggredire le malattie col proposito di eradicarle. È la medicina che si basa sull’evidenza scientifica e grazie a una collaborazione internazionale consente di produrre risultati terapeutici sempre più importanti.
La Medicina Complementare ha una visione dell’individuo al centro del processo di guarigione, si occupa della sua totalità: fisica, emotiva e psicologica. Punta a ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti terapeutici e sostiene il paziente anche emotivamente, favorendone la partecipazione al processo della propria salute e il reintegro sociale, e contribuendo a migliorarne la qualità di vita e il benessere.
Per capire la differenza dobbiamo valutare attentamente il significato dei due attributi (integrato e alternativo): INTEGRATO significa l’intimo connubio fra la medicina accademica e la medicina complementare ove agli avanzamenti scientifici e terapeutici della Medicina Accademica si associa la visione olistica della Medicina Complementare, si tratta di una completa fusione delle due medicine. La Medicina Alternativa vuole dire ALTERNATIVA alla Medicina Accademica, ovvero chiede di abbandonare la Medicina Accademica per percorrere una strada che non si avvale dei risultati di costanti acquisizioni scientifiche condivise dalla comunità internazionale. Si tratta di una medicina spesso priva dei fondamenti scientifici validati dal costante avanzamento degli studi internazionali.
Il paziente vuole “empatia” ovvero vuole una costante comprensione e condivisione delle sue problematiche, che non si limitino a quelle fisiche, ma che coinvolgono tutti gli aspetti della sua vita.
Quando noi fondiamo il rame e lo stagno insieme otteniamo un prodotto completamente diverso rispetto ai due metalli, ovvero il bronzo, così fondendo la Medicina Accademica con la Medicina Complementare otteniamo una medicina completamente nuova: la Medicina Integrata. Essa è capace di mettere al centro dei suoi obiettivi terapeutici il paziente con la sua malattia e con tutte le problematiche da essa derivate. Questa è la medicina del futuro, dove il medico, come la divinità italica Giano, possiede due volti: uno guarda tutto ciò che di più avanzato offre la medicina accademica dal punto di vista diagnostico e terapeutico, l’altro guarda le sofferenze emotive e psicologiche, le difficoltà di reinserimento sociale e la sofferenza fisica correlata alla malattia e alle terapie.
I pazienti sono inviati all’Ambulatorio di Medicina Integrata dai medici curanti o dagli specialisti. Questi continuano a seguire il paziente con i trattamenti appropriati della Medicina Accademica seguendo le linee guida condivise dalla comunità scientifica internazionale. I medici invianti, ritenendo che un percorso di Medicina Complementare possa migliorare la qualità di vita dei loro pazienti, favorirne il reintegro sociale e migliorare la tollerabilità dei trattamenti in atto, li inviano per un percorso di Medicina Integrata. Essi sanno che la medicina integrata non toglie nulla alla medicina accademica, ma aggiunge quei presidi che possano offrire una visione olistica della malattia. Nell’ambulatorio di Medicina Integrata gli operatori accolgono il paziente descrivendo le caratteristiche e i benefici dei presidi della Medicina Complementare offerti e gli consigliano quelli più adatti alle sue esigenze, alla malattia e alle sue condizioni fisiche e psicologiche. In accordo con il paziente viene disegnato un percorso volto a migliorare i risultati ottenuti dai trattamenti classici, a renderle partecipe al processo della propria salute e migliorarne la sua qualità di vita.
Molti presidi della Medicina Complementare sono rivolti all’abbattimento dello stress ossidativo. Si tratta di un eccesso di radicali liberi (composti chimici capaci di alterare lipidi e proteine cellulari modificandone la funzionalità) che danneggiano il nostro organismo e favoriscono molte malattie. In particolare nei pazienti affetti da LES lo stress ossidativo è esaltato e direttamente proporzionale all’attività di malattia ed è ormai assodato che alcuni tipi di dieta, capaci di abbattere lo stress ossidativo o alcuni nutraceutici in esse contenuti, possano produrre un beneficio sulla malattia e aiutare l’attività della terapia convenzionale.
Agopuntura e shiatsu sono due antiche tecniche terapeutiche che derivano da discipline della medicina Tradizionale Cinese e Giapponese. Esse hanno un’attività antalgica, migliorano l’equilibrio energetico, operano sul rilassamento, modulano l’attività delle endorfine e riducono alcuni effetti avversi delle terapie.
La dieta ha oggi assunto un ruolo estremamente importante sia nelle malattie del connettivo, sia in quelle neoplastiche. Le vitamine e i nutraceutici giocano un ruolo fondamentale nel miglioramento del quadro clinico, anche attraverso l’effetto sul microbiota, e sono in grado di abbattere lo stress ossidativo.
Il supporto psicologico e la musicoterapia agiscono sull’emotività e sull’umore del paziente e influiscono positivamente sulla sua qualità di vita percepita, ricordiamo che lo stress psicologico esalta lo stress ossidativo e pertanto un suo contenimento attraverso questi presidi favorisce un miglioramento della malattia.
La magnetoterapia, o meglio il trattamento di ionorisonanza-like, rappresenta un nuovo concetto nella terapia complementare. Questa terapia viene personalizzata sul paziente in base alla sua risposta alle onde magnetiche erogate nel test iniziale. Gli studi scientifici internazionali hanno dimostrato che il trattamento è in grado di abbattere lo stress ossidativo, che sappiamo essere direttamente correlato all’attività della malattia del connettivo e causa principale di molti effetti collaterali conseguenti alle chemioterapie. Il trattamento riduce la produzione delle citochine pro-infiammatorie e favorisce la produzione delle onde alfa dell’elettroencefalogramma, che consentono un rilassamento del paziente. Il trattamento agisce anche sui nocicettori e sulla produzione di endorfine e sinergizza con agopuntura e shiatsu.
La meditazione e in genere il trattamento body-mind ha dimostrato di migliorare non solo lo stato emotivo del paziente, ma di agire anche sulla sintomatologia ad esempio riducendo l’ipertensione, favorendo il ritmo sonno veglia e abbattendo lo stress ossidativo.
La fitoterapia non si sostituisce al trattamento convenzionale, ma sapientemente utilizzata, consente di potenziarne l’efficacia.
Anche medicine un tempo nate come trattamenti alternativi sono oggi utilizzate come terapie complementari (omeopatia, terapia ayurvedica, fitoterapia della medicina tradizionale cinese e giapponese) e si affiancano alla Medicina Accademica per contribuire al benessere del paziente senza voler sottrarre nulla alla stessa.
Indubbiamente è utile per tutti i pazienti che vogliono essere attivi nel proprio percorso terapeutico e accettano di responsabilizzarsi nel processo della guarigione, o, dove la guarigione non è possibile, nel processo del miglioramento della qualità di vita. La medicina integrata richiede una responsabilizzazione del paziente nell’affrontare la malattia, e una collaborazione di tutti gli operatori che gli sono accanto nel percorso terapeutico. L’intento comune è quello di guidare il paziente a sottoporsi ai trattamenti più avanzati ed efficaci della Medicina Accademica supportato da quanto più efficace può proporre la Medicina Complementare. Non si deve mai dimenticare che le due medicine devono essere abbracciate insieme.
È opportuno che la consiglino per riportare la medicina alla sua missione: cercare di curare il paziente migliorandone la qualità di vita e il benessere e consentendone un rapido reintegro sociale. Il medico come Giano a due volti è il medico del futuro capace di avere la necessaria visione scientifica altamente competente e di offrire al paziente il massimo dell’empatia.
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