Pubblicato su ICARO n. 31

I segni dell'accettazione

 

Tradotto da: "L.E. Lien"– Estate 2000
Periodico trimestrale dell'Associazione Belga di Lupus Eritematoso
Traduzione a cura di Maria Teresa Tuccio

 

 

Certe persone vedono l'accettazione di una malattia cronica quasi come una capitolazione completa, oppure come una continua vigilanza in ogni istante. Non è niente di tutto questo.

In realtà, l'accettazione fa parte integrante della vita. Si accetta un complimento, un regalo, un'offerta di lavoro, l'amore di una persona, una sfida.

Sinonimi della parola accettare sono: ricevere, concordare con, assumere, consentire. Una definizione indica che l'accettazione è fatta volentieri, con gioia. L'accettazione di una malattia cronica sarà tuttavia dettata dalla necessità, e non volontaria o gioiosa.

Una persona può reagire in tre modi differenti ad una malattia cronica. Il primo è l'abbandono, la rinunzia. Il secondo modo è lottare costantemente contro la diagnosi: disperante, perché un tale atteggiamento non porta da nessuna parte. La terza via è quella di diventare attivi e assumersi la responsabilità del proprio benessere e dei propri obiettivi per il futuro.

Esistono certi segni d'accettazione che risulteranno evidenti per le persone che soffrono di malattie croniche e per le persone che sono loro vicine. Eccone alcuni:

Non è più necessario centrare la propria attenzione sulla malattia o su se stessi. Questo va bene per un certo tempo, ma arriva un momento in cui la malattia fa semplicemente parte della propria vita e non ne costituisce più il principale centro d'interesse. "Talvolta viene la tentazione di lasciare che la malattia diventi un idolo".

In conseguenza di questo, si ricomincerà a percepire i bisogni degli altri. "Molte persone con dei problemi diventano molto egocentriche, nel senso che riescono a vedere le situazioni solo dal loro proprio punto di vista".

La malattia si fonda sulla propria personalità complessiva. E' più che una parte, e non è necessario informarne il mondo intero.

D'altro canto, non si dovrebbero più fare dei grossi sforzi per nascondere la propria malattia. L'accettazione esige che una persona assorba la sua malattia in un orizzonte psicologico tale che essa non sia più quella realtà penosa che si deve cercare di nascondere. Lo sforzo per dimenticare è il miglior mezzo per richiamare una cosa alla memoria.

Gli effetti della malattia cominciano a diventare più circoscritti e non invadono più tutte le situazioni della vita normale.

La capacità di identificarsi con le persone che soffrono di difficoltà simili è un segno di riconoscimento dei propri cambiamenti.

Si preferisce condurre una vita piena di interessi, vecchi e nuovi. "Accettare non implica assolutamente preoccuparsi in ogni istante dei problemi legati alla malattia. Un'inquietudine eccessiva può essere un segno di disadattamento così come mostrare indifferenza".

L'accettazione è contemporaneamente intellettuale ed emotiva. La razionalizzazione può essere una forma di negazione. Si deve anche attraversare una specie di lutto emozionale. L'accettazione intellettuale talvolta è il primo passo verso un'accettazione emotiva.

I sentimenti di amarezza, collera e gli atteggiamenti difensivi sono superati quando uno non si vede più come una vittima, ma come un partecipante che si assume la responsabilità della propria vita.

Le paure diventano più realiste, invece di suscitare un'angoscia generalizzata che esaurisce.

Accettarsi, non perdere più tempo a compatirsi, stare bene con se stessi e con gli altri.